Ottobre 2021

Polifenoli: mangiare a colori!

Polifenoli: mangiare a colori!

Mi piace raccontare il risultato di una ricerca scientifica operata ormai più di 20 anni fa, nella quale si paragona l’efficacia della vitamina C sintetica con un quantitativo di arance che fornisse un ammontare identico di vitamina C; allora il risultato fu che chi mangiava le arance avere risultati in termini di prevenzione e benessere migliori, dunque si concluse che la vitamina C di origine naturale era migliore; in effetti l’acido ascorbico, ovvero la vitamina C, che sia sintetizzato da batteri o da un vegetale ha la stessa efficacia, dunque qual è differenza?

La carta vincente sta nei polifenoli e gli antociani presenti nelle arance (specie se rosse!), queste molecole fanno la differenza! Mi piace considerarle come vitamine 2.0, in quanto hanno un’azione simile alle vitamine (ovvero, detto in termini semplici, tengono buoni i radicali liberi finché non arrivano degli enzimi specifici a “spegnerli”), in più hanno un’azione genomica ovvero attivano il nostro DNA in modo da renderci più efficaci nel contrastare la pericolosa azione dei radicali liberi. In una recente pubblicazione, (From Dietary Sources to Human MicroRNA Modulation. Molecules. 2019 Dec 23) abbiamo analizzato l’azione di alcuni dei più comuni, quercetina (mele e cipolle), ECGC (thè verde), Curcumina (ovviamente curcuma) e resveratrolo (uva e vino rosso) sottolineandone l’efficacia, ma anche i diversi meccanismi di azione, quindi non uno ma tutti, per questo il consiglio di “mangiare a colori”, infatti i polifenoli danno il colore ai vegetali ed ognuno ha un’azione diversa, probabilmente il segreto sta proprio nella sinergia che tutti insieme possono dare.

Da ricordare come, maturazione e stagionalità, sono fondamentali per il contenuto di queste sostanze. Così come i colori più intensi come i mirtilli, i melograni, la cipolla rossa, la barbabietola sono segno di un contenuto maggiore, ma ogni vegetale, in quantità variabile, di fatto ne contiene. Concludo ricordando quella che dovrebbe essere base di un programma nutrizionale salutare, ovvero due porzioni, da almeno 150-200g, di frutta e di verdura al giorno.

Autore: Dr. Roberto Cannataro

Tendinopatia Achillea: patologia tipica dei runners

Tendinopatia Achillea: patologia tipica dei runners

Ci sono delle patologie più frequenti rispetto allo sport che si pratica pubalgia nei calciatori, l’epicondilite quella più comune nei tennisti, l’infiammazione del tendine d’Achille è tipica di chi corre. Il tendine d’Achille rappresenta il tendine più spesso e robusto del corpo umano, oltre ad essere uno dei più lunghi che connette i muscoli soleo e gastrocnemio mediale e laterale all’inserzione calcaneare del polpaccio. Presenti in entrambe le gambe, i tendini d’Achille sono ricoperti prima dalla cute e poi da una lamina di tessuto che fornisce protezione ai muscoli dividendoli dalla pelle.

CAUSE E SINTOMI

La tendinite achillea può essere causata da un trauma, da calzature con tallone rigido o da intensa attività fisica così come è spesso associata a malattie infiammatorie quali le spondiloentesoartriti, l’artrite reumatoide, la gotta e le malattie da deposito di microcristalli. Sintomi più comuni nella Tendinopatia Achillea sono:

  • Gonfiore, dolore, gonfiore e fastidio a livello della parte posteriore della caviglia;
  • Rigidità mattutina che tende a migliorare dopo i primi passi;
  • Difficoltà di movimento sia nella vita quotidiana che nelle attività sportive;
  • Presenza di processo infiammatorio esempio: gonfiore, rossore o calore a livello della caviglia.

IL TRATTAMENTO

La prima diagnosi può avvenire solo tramite la visita medica, attraverso la raccolta anamnestica, quindi osservando il tendine, la palpazione e per finire delle prove fisiche da questo è generalmente possibile avere un quadro chiaro per una valutazione corretta.

Il processo riabilitativo del tendine d’Achille deve mirare alla riduzione del dolore e alla rieducazione al carico del tendine stesso. Nella riabilitazione è indispensabile l’esercizio ma possono essere utilizzate anche diverse terapie strumentali, esempio TECAR, laser e onde d’urto che stimolano i processi di riparazione dei tessuti oltre a favorire la scomparsa del dolore.

Le manipolazioni vertebrali HVLA

Le manipolazioni vertebrali HVLA

DEFINIZIONE

Le tecniche HVLA (High Velocity Low Amplitude), vengono utilizzate in ambito fisioterapico e devono essere applicate in terapie manuali mirate, in cui viene esercitato un impulso ad alta velocità e bassa ampiezza, con questa tipologia di manipolazioni, a tecnica avvenuta, si può udire uno schiocco, denominato anche rumore di cavitazione articolare (cavitation sound). La cavitazione (fenomeno che consistente nella formazione di zone di vapore all’interno di un fluido che poi implodono producendo un rumore).

Non sono ancora del tutto chiari i meccanismi per cui esso si manifesti, ma si ritiene che all’interno della capsula articolare è presente un lubrificante, noto come liquido sinoviale, che serve anche come fonte di nutrimento per le cellule che producono e mantengono la cartilagine articolare. Il liquido sinoviale contiene dei gas disciolti, tra cui ossigeno, azoto e anidride carbonica. Dunque, si capisce come questo rumore non sia un segno di trauma articolare e che, di conseguenza, non comporta danni.

EFFETTI DELLA MANIPOLAZIONE

Le manipolazioni HVLA, hanno effetti neurofisiologici di altissimo impatto oltre ad agire sulla meccanica articolare. Tali tecniche, infatti, sono in grado di innalzare la soglia di attivazione del riflesso da stiramento di quei tessuti, grazie all’alta velocità di esecuzione.

Tali manipolazioni possono essere effettuate su varie articolazioni e a diversi livelli della colonna in base alla sede della disfunzione somatica individuata dall’operatore. Una manipolazione vertebrale può essere, quindi, eseguita a livello:

  • Cervicale;
  • Dorsale;
  • Lombare.

Perché la terapia sia efficace è necessario:

  • Il paziente deve essere nelle condizioni cliniche adatte per essere trattato (non è possibile eseguire una manipolazione in fase acuta o in corso di altre patologie che possono rappresentare eventuali controindicazione);
  • Ci deve essere una valutazione clinica medica per trattare il segmento vertebrale interessato.
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