Pierluigi Venneri

Neuropsicologia delle Emozioni

Neuropsicologia delle Emozioni

Nel linguaggio comune, quando parliamo di Emozioni, ci riferiamo ai nostri sentimenti e ai nostri stati d’animo e al modo in cui questi vengono espressi tramite i comportamenti manifesti e le risposte somatiche. Quali regioni cerebrali sono coinvolte nelle emozioni? Dal momento in cui le emozioni diventano coscienti, entra in gioco un fondamentale elemento cognitivo che con molta probabilità viene mediato dalla corteccia cerebrale, tuttavia, sono accompagnate da risposte del sistema nervoso autonomo, del sistema endocrino e di quello motorio – scheletrico. Questi ultimi a loro volta, sono condizionati da regioni sottocorticali del sistema nervoso: l’amigdala, l’ipotalamo e il tronco dell’encefalo che hanno il preciso compito di preparare il corpo all’azione, oltre che di comunicare gli stati emozionali alle altre persone.

Se i segnali fisiologici (aumento o diminuzione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della tensione muscolare) a feed-back fossero l’unico fattore di controllo, le emozioni non dovrebbero avere una durata maggiore delle variazioni fisiologiche. Al contrario, sappiamo che alcune emozioni hanno un inizio rapido,molto di più delle condizioni somatiche e, pertanto, le emozioni sono qualcosa di più complesso della semplice elaborazione delle informazioni provenienti dalla periferia.Diversi studi sottolineano il ruolo cruciale dell’emisfero destro nell’elaborazione delle emozioni ma vi sono due ipotesi contrapposte: la prima che l’emisfero destro partecipa all’elaborazione di tutte le emozioni; la seconda che l’emisfero destro sia specializzato per le emozioni negative, mentre l’emisfero sinistro specializzato perquelle positive. La maggioranza dei dati sembra a favore di un ruolo predominante dell’emisfero destro nella percezione delle emozioni a valenza negativa, ma non emerge una chiara asimmetria emisferica nella percezione delle emozioni a valenza positiva.In conclusione, parlare di emozioni è complesso perché è necessario prendere in considerazione che esiste una reazione biologica, ma anche un comportamento manifesto determinato da un vissuto soggettivo che comporta una successiva reazione emotiva.

Autori: Dott. Andrea Laderchi e Dott.ssa Deborah Vizza

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Piede cavo e piede piatto, differenze

Piede cavo e piede piatto, differenze

Si tratta di patologie della volta plantare che sono completamente differenti e in entrambi i casi, si tratta di anomalie da non trascurare. Di seguito anticiperemo qual è la differenza tra piede cavo e piede piatto, per poi vedere le possibili soluzioni.

Differenza tra piede cavo e piede piatto: abbassamento della volta plantare e l’arco concavo

Per capire qual è la differenza tra piede cavo e piede piatto, partiamo da quest’ultimo. Si tratta di una malformazione comune, che porta la volta del piede ad abbassarsi sempre di più, nei casi più gravi può toccare il terreno, annullando così la concavità del piede. I fattori possono essere vari: Fattori congeniti, e quindi indipendenti da comportamenti, esempio la presenza di un tendine d’achille piuttosto corto. Fattori acquisiti, che vanno a peggiorare una situazione che non avrebbe generato nessun tipo di disturbo. Esempio: Obesità, una frattura non curata, l’utilizzo prolungato nel tempo di scarpe non adatte o posture sbagliate.

Nel caso del piede cavo la volta plantare, al contrario del precedente è troppo alta, e quindi eccessivamente concava. Quindi le differenze sono ben visibili a occhio nudo, anzi molte volte potrebbe bastare delle orme lasciate sul bagnasciuga per distinguere l’uno dall’altro. Anche qui si può parlare di cause congenite, in seguito a particolari traumi del piede o delle caviglie,  all’uso prolungato di calzature sbagliate o in seguito a determinate patologie neurologiche. Infine può provocare dolore ai piedi, caviglie e debolezza agli arti inferiori. Infine prima di iniziare qualsiasi tipo di trattamento del piede piatto e del piede cavo, ci deve essere una terapia mirata suggerita da un fisioterapista esperto.

I piedi piatti nei bambini

Nei primi anni di vita del bambino il piede piatto è tipico, quando l’arco della pianta del piede è poco formato o assente. Questo aspetto dei piedi, fisiologico fino ai tre anni di età, molte volete si conclude con inutili prescrizioni: plantare o scarpe ortopediche, con l’idea di dare la giusta forma al piede. Di seguito dei consigli utili:

  • Lasciare muovere in completa libertà il bambino;
  • Non inserire le scarpe appena inizia a stare in piedi;
  • Quando cammina sicuro, evitare il passeggino;
  • Far camminare camminare il bambino a piedi nudi anche su terreni irregolari come erba, terra e sabbia;
  • Favorire l’attività motoria a tutte le età.

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Comunicazione ed educazione

Comunicazione ed educazione

La relazione educativa a differenza delle altre relazioni che possono venire a costituirsi nei vari contesti, che siano essi terapeutici-sanitari o di formazione, è di tipo ciclica. Tale termine implica la reciprocità tra educatore ed educando in cui l’atto comunicativo non viene inteso con una posizione asimmetrica o di dominio da parte dell’educatore sull’educando, ma, gli attori coinvolti si trovano alla pari. Usando le parole del pedagogista Canevaro: “io ho una mia identità originale, così come l’altro ha una sua identità originale; il nostro incontro rivela e fa si che io abbia qualcosa dell’altro, e l’altro abbia qualcosa di me”. Da un “Io” e un “Tu” coinvolti nella relazione viene a costituirsi un “Noi”, ovvero un riconoscimento da entrambi gli attori coinvolti nella relazione.

In questo senso, all’interno della relazione educativa, l’aspetto empatico è di primaria importanza poiché l’educando-utente si trova riconosciuto e compreso nella sua unicità soggettiva. La comunicazione, dal latino comunico che significa mettere in comune, è una delle principali abilità che l’educatore professionale deve saper gestire e captare. Infatti, la comunicazione educativa è orientata a stabilire una relazione che incrementa la crescita dell’altro, permettendo di sviluppare le potenzialità in rapporto ai valori significativi. Essa esprime l’etica stessa dell’educazione in cui l’educatore è testimone con il proprio vissuto, con i contenuti che comunica e il modo in cui li trasmette. Per questo oggi si parla di educazione come “arte dell’accompagnare” in cui educatore ed educando iniziano un percorso insieme a prescindere dei ruoli.

Autore: Educatore Giuseppe Spadafora

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La Spina Calcaneare rimedi e cure

La Spina Calcaneare rimedi e cure

La spina calcaneare è causata dalla infiammazione della fascia plantare, il sintomo più caratteristico è il dolore al piede, simile a un fitta. Le cause possono essere artrosi, fascite plantare, lesioni di tendini e/o muscoli del piede. La sensazione dolorosa è dovuta a un processo infiammatorio a carico della fascia plantare. Il trattamento primario è di tipo conservativo, con riposo. Di seguito alcuni rimedi per dare maggior sollievo dal dolore:

  • Impacchi di ghiaccio: Obiettivo del ghiaccio è quello di ridurre il dolore. Da applicare 3-4 volte al giorno per un tempo di 10-15 min per calmare il dolore. Evitare di tenere ghiaccio per un tempo troppo lungo.
  • Evitare calzature con tacco troppo alto.
  • Per le persone sovrappeso sono da evitare le scarpe senza tacco come le ballerine.
  • Controllare l’usura delle scarpe verificando se le scarpe sono sformate, consumate nel tacco, in quanto potrebbero scatenare una deambulazione falsata ed essere alla base dell’infiammazione.
  • Evitare di sollecitare la muscolatura del polpaccio, e le strutture osteo-legamentose attorno al tallone.
  • Evitare di camminare a piedi scalzi su superfici dure, per non stressare ulteriormente le strutture colpite dall’infiammazione.
  • Esercizi di fisioterapia sono consigliati per favorire una mobilizzazione dei tessuti, rinforzare la muscolatura e migliorare la mobilità articolare.

Onde d’urto per la cura

Nel panorama riabilitativo le onde d’urto rappresentano una grande soluzione per la cura di molte patologie come la Spina Calcaneare. Il meccanismo di funzionamento delle onde d’urto è costituito da un compressore ad alta potenza, collegato ad un manipolo (forma di pistola) nel quale tra i componenti troviamo una canna perfettamente liscia nella quale è contenuto un proiettile, che spinge con potenza variabile in base al trattamento. Il grande potere delle onde d’urto nel trattamento della spina calcaneare, è alla base del risultato terapeutico. La disposizione lineare del fuoco, permette, un trattamento focalizzato su superfici ampie, aprendo così nuovi percorsi terapeutici. 

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Che ansia!

Che ansia!

E’ il titolo del libro di Albert Ellis edito dalla Erikson ma è anche un’affermazione che noi tutti ripetiamo inconsapevoli. “Che ansia” si converte in una condizione di malessere psicologico, che le persone pensano di saper “gestire e/o controllare”.
Perché è sbagliato parlare di controllo o gestione dell’ansia? È sbagliato perché l’ansia è anch’essa un’emozione che insieme alla paura, rappresentano un campanello d’allarme efacilitanola nostra sopravvivenza e la nostra sicurezza, una tendenza all’azione che ci avverte che qualcosa sta succedendo o potrebbe succedere, con la differenza che cessato il pericolo, viene a decadere anche l’emozione della paura. In alcuni casi, è difficile scindere l’emozione della paura da quella dell’ansia perché entrambe hanno caratteristiche simili e l’unico elemento che li contraddistingue è proprio la durata di persistenza del quadro sintomatologico, determinato dal fatto che per la paura, l’oggetto temuto è reale, mentre per l’ansia, è irrazionale o non reale. Queste sensazioni sono spiacevoli e spesso ci bloccano, facendoci rimanere ancorati in pensieri disfunzionali e inefficaci alla nostra vita e così l’ansia, come dice A. Ellis, diventa inappropriata, assumendo la forma di panico, fobia, terrore, tremore, soffocamento, annebbiamento mentale o qualsiasi altra tipologia di disturbo a livello fisico o psicosomatico.

Quali sono i sintomi legati all’ansia e cosa fare? Spesso, il quadro sintomatologico legato al disturbo d’ansia o “ansia inappropriata”, è dovuto ai c.d. pensieri disfunzionali e molte persone, evitano di mettere in atto comportamenti che determinano il vivere una vita “normale” e nell’evitare, in realtà, non fanno altro che condurre la loro vita con una rotta innaturale, in senso metaforico: “navigano sulla propria barca ma senza avere nessuna possibilità di scegliere dove andare”. “L’ansia non si gestisce né si controlla perché fa parte di noi, l’ansia si accoglie e si ascolta, perché portatrice di un messaggio e quando questa diventa prepotente, forte e il mare comincia ad essere sempre più mosso, fidarsi e affidarsi ad un/a professionista che insieme, possa avventurarsi in questa traversata, facendo sì che diventiate il capitano della vostra barca”.

Autore: Dott.ssa Deborah Vizza

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Cambi di stagione e patologie: l’importanza della Fisioterapia

Cambi di stagione e patologie: l’importanza della Fisioterapia

In primavera ci faranno compagnia i soliti “acciacchi di stagione”, il meteo influiscono sulla nostra salute e sui dolori perché con il cambio di stagione il corpo deve essere in armonia con l’ambiente esterno. In ambito ortopedico sono numerose le patologie che risentono notevolmente dei cambiamenti climatici. Di seguito alcune:

Fibriomalgia

La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una malattia cronica che provoca dolore diffuso, indebolimento/stanchezza ingiustificate da uno sforzo fisico e rigidità muscolare.

Artrite reumatoide

L’Artrite Reumatoide si manifesta con articolazioni dolenti, gonfie, calde e arrossate, associate o meno a rigidità mattutina prolungata. Le articolazioni più frequentemente coinvolte sono quelle piccole delle dita delle mani, i polsi, i piedi, le ginocchia e le caviglie; più raro è il coinvolgimento di anche, spalle, gomiti e rachide.

Osteoartrite

L’osteoartrite è la forma più comune di artrite, che causa danni alla cartilagine e ai tessuti circostanti ed è caratterizzata da dolore, rigidità e perdita della funzionalità.

Lombalgia

La Lombalgia, comunemente chiamata mal di schiena, solitamente interessa la zona inferiore della schiena. Secondo molti pazienti i cambiamenti delle condizioni atmosferiche sarebbero tra i fattori scatenanti dolori muscolo-scheletrici alla schiena, che aumenterebbero nei giorni meno caldi o in cui la pressione barometrica precipita (es. cielo coperto e temporale).

Dolore avvertito in corrispondenza di cicatrici e fratture

Secondo molti studi, esiste un legame diretto tra i cambiamenti climatici e i dolori articolari di cui soffrono alcune persone, basato su motivazioni biologiche.

Alla luce di ciò il cambio di stagione che molte persone sentono peggiorare le loro condizioni, per questo motivo sarebbe utili e consigliato ripetere i cicli di terapia almeno 2 volte all’anno, proprio in occasione delle stagioni come l’autunno e al primavere, al fine di attenuare gli effetti dei cambi di temperatura e degli sbalzi di pressione atmosferica.

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C plus!

C plus!

Moltissimi conoscono la vitamina C per il suo potere antiossidante, ovvero quello di opporsi all’azione negativa dei radicali liberi, essi infatti, pur facendo parte della nostra normale fisiologia sono potenzialmente dannosi per le membrane cellulari, ma anche per il DNA, risultando persino cancerogeni. La vitamina C in effetti “tiene buoni” i radicali liberi, diventando essa stessa un radicale, in attesi che agiscano gli enzimi che bloccano il radicale in maniera definitiva.

Come più volte sottolineato lo stress ma anche l’inquinamento sono fonte di radicali liberi. Ma questa sostanza necessaria per la nostra vita ha altre caratteristiche e funzioni. Favorisce l’assimilazione del ferro, in particolare quello che proviene da fonti vegetali. Aiuta il sistema immunitario ad agire contro i possibili aggressori. Favorisce il trofismo e la rigenerazione dei capillari e di tutti i vasi sanguigni. Partecipa in modo decisivo alla sintesi del collagene, proteine fondamentale per tutti i tessuti connettivi, ad esempio legamenti e tendini.

Ma come per ogni sostanza, acqua compresa, di più non è meglio! Sento consigliare mega dosi da vari grammi al giorno, anche volendole considerare, bisognerebbe splittarle in varie dosi in quanto non riusciamo ad assimilarne più di 3-400mg ogni 2-3 h (quindi per assumerne 3g dovremmo farlo in 10 dosi!). Dunque uno o due dosi da 500mg (è quello classico che si trova facilmente in commercio). Non ha tempistiche particolari, due sole attenzioni, se si soffre di reflusso gastrico o gastrite meglio la forma in sale (ascorbato invece che acido ascorbico) e se si ha tendenza a sviluppare calcoli renali meglio evitarne o limitarne l’integrazione.

Da sottolineare come è molto sensibile a luce e calore, quindi non esporla al sole o al calore, i cibi non andrebbero cotti specie in acqua in quanto essendo idrosolubile passerebbe nell’acqua di cottura. Le fonti alimentari, oltre ai notissimi agrumi, sono tutti i frutti e vegetali di colore arancio e rosso, ma anche quelli verdi come il kiwi, i broccoli ed il prezzemolo.

Autore: Dr. Roberto Cannataro

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Strategie di coping e resilienza

Strategie di coping e resilienza

Le strategie di Coping e l’ottimismo

Nell’ambito della psicologia del benessere, ci sono importanti differenze nell’affrontare gli eventi stressanti della vita quotidiana da parte di ottimisti e pessimisti. Possiamo dire in generale che l’esperienza affligge meno gli ottimisti rispetto ai pessimisti quando questi hanno a che fare con delle difficoltà nella loro vita. Queste differenze non sono solo dovute al livello di Ansia prima di incontrare una situazione stressante, ma principalmente dovute alle diverse strategie che si mettono in campo per fa fronte agli eventi. Di seguiti possiamo definire 3 strategie di coping:
Coping proattivo si cerca di anticipare i problemi per poterli gestire quando si presentano.
Coping sociale prevede il supporto da parte di amici e familiari.
– Coping centrato sul significato dare un senso e cercare insegnamento dalle avversità.

Resilienza

La resilienza è la capacità di autoripararsi dopo un danno e di riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili. La resilienza di un individuo è influenzata da diversi fattori, individuali, sociali e relazionali. Questa diversità, ad esempio, può spiegare perchè in condizioni di forte stress o traumatiche alcuni individui riescono ad uscirne senza conseguenze negative, mentre altri sotto le diverse pressioni possono sviluppare vere e proprie psicopatologie.

Che cos’è la Resilienza Psicologica?

E’ possibile descrivere resilienza psicologica come la capacità di affrontare, riorganizzare e resistere in maniera totalmente positiva la propria VITA dopo aver subito eventi particolarmente negativi e traumatici.

Un caratteristica che deve essere coltivata è la creazione di una sorta di BARRIERA protettiva così da creare gli strumenti adatti per affrontare qualsiasi tipo di evento negativo (sofferenza/dolore). Di seguito le caratteristiche da migliorare?
Creare una “rete sociale”: L’appoggio di altri individui è fondamentale nei momenti più difficili è necessario avere una rete di persone che ci possono aiutare con le parole e/o azioni.
Nuovi obiettivi: Molti eventi non dipendono da noi bisogna avere la capacità di affrontarli e interpretarli. Fai una lista degli obiettivi che si vuole perseguire, mettiti alal prova e agisci. Sapere che il proprio modo di agire può cambiare o risolvere ciò che succede ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi.
Positività e ottimismo: Analizzare la vita in modo positivo, accettare la realtà non ci dà la possibilità di poterla cambiare, bisogna concentrare le nostre forse per trovare una soluzione e raggiungere i tuoi obiettivi.
Evitare la chiusura: Bisogna esporre un dubbio un problema ad altre persone amici/parenti perchè parlare aita a far chiarezza anche dentro se stess.
Agire: La soluzione non arriva mai da sola, bisogna migliorare sempre e utilizzare le proprie energie per creare una via di fuga dalle situazioni che non ti piacciono.

“Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo”.

Albert Einstein

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Ostriche & Co

Ostriche & Co

In questi giorni mi viene in mente una leggenda metropolitana riguardo al potere afrodisiaco delle ostriche, in effetti, però non è fondato sul nulla, le ostriche come un po’ tutti i molluschi a guscio (cozze, vongole…) essendo filtratori dell’acqua marina sono ricchi di ioni bivalenti come Ferro, Magnesio ed in particolare Zinco. Questo elemento in effetti risulta fondamentale sia per la spermatogenesi che per la sintesi del testosterone, se ne parla molto in questi giorni, in quanto oltre alle caratteristiche suddette è importante per la produzione di un enzima, la superossido dismutasi, una delle armi principali del nostro organismo contro i radicali liberi, che si è visto essere prodotti in grossa quantità in seguito a stimoli infiammatori intensi come quelli che si hanno in conseguenza all’infezione da covid; in più sembra avere la capacità di regolare un mediatore cellulare detto NF-κB, che ha una forte azione immonumodulante, quindi la regolazione di questa proteina ha un impatto importante sul corretto funzionamento del nostro sistema immunitario.

E non è tutto lo zinco ha un’altra funzione fondamentale, di fatto per la nostra vita, tramite una particolare struttura detta “zinc finger” sono capaci di regolare l’azione del DNA e dell’RNA, quindi tutto quello che riguarda la replicazione cellulare (sostituzione di cellule danneggiate, sistema immunitario, trasporto di ossigeno….) ma anche la sintesi proteica è influenzata da questo elemento.

Lo troviamo negli alimenti anche nelle carni, specie se rosse, nei legumi, nei cereali integrali ed in alcuni semi, in particolare in quelli di un ortaggio di stagione come la zucca. Non assumendo regolarmente questi alimenti si potrebbe pensare di integrarlo, ma attenzione di più non è meglio, perché, se in eccesso, può essere di ostacolo all’assimilazione di altri ioni bivalenti come il ferro, il magnesio, il calcio, ma alcuni studi sembrano correlarne un eccesso anche alla progressione di alcuni tumori, dunque sempre un uso ragionato e magari guidato da un professionista!
Uno dei sintomi di carenza, oltre alla stanchezza generalizzata, può essere la minore sensibilità ai gusti.

Autore: Dr. Roberto Cannataro

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Tendinite, il rimedio sono le onde d’urto

Tendinite, il rimedio sono le onde d’urto

Tendinite: Cos’è?

Infiammazione dei tendini, si sviluppa, spesso, in seguito a sollecitazioni ripetute ed alterazioni a carattere degenerativo o da uno sforzo eccessivo, che nel corso degli anni, finiscono con il danneggiare le fibre che compongono il tendine. Colpisce frequentemente le spalle, i gomiti, le mani, i polsi, le ginocchia e le caviglie.

Tendinite: come si manifesta?

Il sintomo principale della tendinopatia è il dolore localizzato nella parte in cui si trova la lesione. Può capitare ununa rottura completa o parziale del tendine che causa un dolore acuto ed improvviso che viene percepita durante il movimento. Quando si fa attività sportiva, il dolore può essere percepito all’inizio del riscaldamento per poi scomparire e successivamente comparire al termine della seduta d’allenamento. La comparsa può essere anche attribuita per traumi importanti, sovrappeso, vizi posturali e esercizio fisico che comporta l’abuso di particolari articolazioni esempio: ballerini, tennisti, etc. L’artrite reumatoide, ipercolesterolemia e diabete possono essere delle patologie che sviluppano il formarsi della \”tendinite\”.

Le onde d’urto per curare le tendinopatie

Le onde d’urto rappresentano una terapia sempre più usata perché con il loro utilizzo si riescono ad ottenere degli effetti molto utili e a risolvere importanti disturbi muscolo-scheletrici. Le onde d’urto sono stimolazioni di natura meccanica non invasive e quindi più sicure. Il dispositivo è costituito di un erogatore di onde (ha l’aspetto simile a quello di un pistola) collegato a un generatore. L’erogatore viene messo a contatto con la parte dolente sulla quale verranno applicate le onde d’urto, la loro attivazione crea un’onda molto forte che, arrivando sulla regione oggetto della patologia, ne stimola una immediata reazione. L’efficacia sembra essere correlata a due effetti:

1. Effetto diretto dell’impulso sul tessuto nella zona curata.

2. Effetto indiretto sono legati principalmente al fenomeno della  “cavitazione” provocato dall’impulso.

La conseguenza di questi due effetti durante la terapia con le onde d’urto accelera la guarigione dei tendini.

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